From British weekly Socialist Worker:
The legendary US radical Angela Davis spoke recently at a commemorative meeting for author and activist Ken Saro-Wiwa.
He was executed in 1995 in Nigeria, after campaigning against the exploitation of Nigeria’s Ogoni areas by Shell Oil and other multinationals.
The Remember Saro-Wiwa event was the London launch of the mobile Living Memorial artwork.
Nigerian musician Femi Kuti: here.
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- “Last Statement of a people’s hero, leader and freedom fighter, Kenule Beeson Saro-Wiwa” (rawblunt.wordpress.com)
- The struggle continues, 18 years after the death of Ken Saro-Wiwa (newint.org)
- Wish Ken Saro-Wiwa A Happy Birthday (lemixmedia.wordpress.com)
- The role of SHELL ….. Remembering Ken Saro and The Artic 30! (hrexach.wordpress.com)
- Why The Ogoni Struggle (lemixmedia.wordpress.com)
- Ken Saro-Wiwa: “I´ll tell you this, I may be dead but my ideas will not die.” (spiritandanimal.wordpress.com)
- Last letters of Nigerian activist published (irishtimes.com)
- Remembering Ken Saro-Wiwa (newleftproject.org)
A causa del rapimento di tre italiani, lo scorso 6 dicembre, i
telegiornali hanno parlato della situazione nigeriana, ma senza far
comprendere cosa sta accadendo veramente. Hanno parlato di un paese
poverissimo, come se la povertà fosse una sorta di calamità naturale.
Hanno detto che il paese è ricchissimo di petrolio e di gas, ma non
hanno spiegato come mai un paese così ricco di risorse energetiche sia
così povero. Molti documentari e articoli “informativi” sulla Nigeria
(ad esempio la puntata di Leonardo andata in onda su Raitre l’8
dicembre), hanno parlato di estrema “arretratezza” del paese,
inducendoci a pensare che essendo un paese africano non ha avuto lo
“sviluppo” dell’Europa. La giornalista del programma Leonardo disse
che: “esistono bande per la libertà della Nigeria, peccato che esse si
mescolino con la comune criminalità”, facendo intendere che ciò che
accade in Nigeria è dovuto alla criminalità comune. I media alimentano
l’etnocentrismo europeo e il razzismo, pur di tenere nascosta la vera
condizione dell’Africa.
La verità è che il popolo nigeriano è vessato da un sistema criminale
che gli sottrae le ricchezze e lo priva delle condizioni minime di
sopravvivenza. L’Agip partecipa attivamente a questo sistema
criminale, pagando milizie paramilitari che non esitano ad uccidere
civili. Nei nostri media fanno notizia soltanto i rapimenti di persone
che lavorano nella struttura petrolifera, mentre le centinaia di vite
spezzate dai paramilitari dell’Eni e delle altre Corporation non
generano alcun interesse. Darne notizia farebbe emergere qualche
dubbio sull’operato delle Corporation che si appropriano delle risorse
dell’Africa. I media (quelle poche volte che danno notizie
sull’Africa) parlano genericamente di “corruzione” dei governi
africani, ma non approfondiscono mai il discorso. Se esistono corrotti
devono per forza esistere anche i corruttori e le vittime. Nessun
telegiornale dice che i corruttori sono le Corporation (anche l’Eni),
e che le vittime sono le popolazioni, costrette a vivere in condizioni
di miseria e di degrado a causa della corruzione. La Nigeria è il
primo produttore di petrolio in Africa, e il sesto esportatore nel
mondo, ma la maggior parte della popolazione vive in condizioni di
estrema miseria. Oltre il 30% degli abitanti è analfabeta e la
disoccupazione tocca livelli del 70%.
L’Agip agisce con metodi propri dei gangster (come le altre
Corporation) e inventa persino false notizie per depistare e
nascondere la verità. La giornalista Anna Pozzi si è interessata alla
situazione dell’Agip in Nigeria e il 30 marzo del 2006 ha tenuto una
conferenza all’Università Bicocca di Milano, dal titolo “Nigeria
Petrolio e corruzione”. La Pozzi sostiene che l’Agip ha mentito quando
il 20 marzo denunciò un sabotaggio. In realtà, come avrebbe chiarito
il presidente dell’IYC (Ijaw Youth Council), Oyeinfie Jonjon, non si
trattava affatto di sabotaggio o di un attentato, ma di un cedimento
del vecchio oleodotto subacqueo dovuto alla mancanza di manutenzione.
Il fatto causò la perdita di petrolio che contribuì a devastare le già
malridotte condizioni ambientali. L’Agip cerca di incolpare i
nigeriani persino dei problemi dovuti alla propria negligenza. Gli
oleodotti stanno producendo un immenso inquinamento e le autorità
dell’Agip vorrebbero scaricare la responsabilità su altri.
I lavoratori nigeriani morti a causa di incidenti sono assai numerosi.
Alla fine degli anni Novanta si ebbero diversi incendi nei pozzi
dell’Agip, con una quantità impressionante di persone arse vive, ma i
media italiani non se ne occuparono.
Il 21 giugno del 2005, le Comunità del Delta del Niger e i Friends of
the Earth della Nigeria (Era) presentarono all’Alta Corte Federale
della Nigeria una denuncia contro il governo nigeriano, contro la
compagnia petrolifera di Stato (Nigerian National Petroleum
Corporation-NNPC) e i suoi partners (Agip, Shell, Chevron, Esso e
Total), per porre fine alla pratica altamente inquinante del gas
flaring, ovvero la combustione in torcia del gas che fuoriesce dai
pozzi petroliferi. Tale pratica, immette nell’atmosfera una quantità
enorme di gas serre. Nel novembre del 2005, un giudice nigeriano
dell’Alta Corte federale ha emesso un documento giudiziario che
considera il gas flaring, come una tecnica che “va contro il diritto
alla vita, alla salute e alla dignità”.
Nel 2004, l’Agip è stata esclusa dagli indici che indicano l’operato
socialmente responsabile degli investitori (FTSE4Good), per aver
demolito una bidonville dove vivevano 5.000 persone, rimaste senza
casa. La costruzione degli oleodotti dell’Agip ha costretto diverse
tribù, come gli Otari e gli Iyak a perdere le loro terre e a rimanere
senza alcun mezzo di sostentamento.
Le associazioni per i diritti umani denunciano una lista lunghissima
di abusi e di crimini commessi dalle Corporation contro la popolazione
nigeriana.
Le notizie relative ai gruppi di nigeriani che lottano per cambiare la
situazione sono assai frammentarie e confuse. Di sicuro le proteste e
le sollevazioni popolari sono numerose, e ogni Corporation reprime con
proprie milizie private. Le iniziative popolari di protesta sono
diverse. Ad esempio, nel 2002, migliaia di donne delle comunità dello
Ijaw, Itsekiri e Ilaje occuparono alcune strutture della ChevronTexaco
per chiedere la fine dell’inquinamento e il risarcimento per i danni
causati. Le donne furono represse duramente anche se riuscirono a
negoziare poche concessioni.
Esistono anche gruppi di Resistenza indigena organizzata. Il gruppo
militante più numeroso è quello dagli Ijaw, che da tempo cerca di
trovare nuovi accordi con le Corporation, per ottenere una minima
redistribuzione della ricchezza che deriva dalla vendita del greggio.
Negli ultimi anni sono stati organizzati diversi sequestri di
personale nigeriano, europeo e americano. Solo nel 2006, sono avvenuti
i sequestri di almeno 60 persone straniere e nigeriane. Il rapimento
dei tre italiani e di un libanese è avvenuto in seguito ad un attacco
alla stazione di pompaggio dell’Agip nello stato di Bayelsa. Gli
ostaggi sono lavoratori della Nigeria Agip oil company (Naoc), e sono
stati catturati in seguito ad un conflitto a fuoco, in cui le milizie
dell’Agip hanno aperto il fuoco e gli assalitori hanno risposto. Il
sito dell’Agip rende noto che un libanese è rimasto ucciso, mentre tre
italiani e un altro libanese sono stati presi in ostaggio.
Ogni caso di rapimento andrebbe analizzato per verificare se si tratta
di bande che hanno scopi di estorsione oppure di tentativi della
Resistenza indigena di negoziare. Quando chiedono il risarcimento per
i danni ambientali o vogliono cambiare la situazione nigeriana
chiedendo di limitare il potere delle Corporation (come nel recente
caso dei tre ostaggi italiani), si tratta della Forza di volontari del
popolo del Delta del Niger (Ndpvf) o di gruppi affini. Secondo fonti
Misna, le autorità locali starebbero trattando con i rapitori, ma non
si precisa se c’è l’intenzione da parte della Corporation di cedere
alle richieste dei rapitori. Lo scopo dei rapimenti è anche quello di
far parlare della situazione nigeriana. Si tratta di un metodo ingenuo
se si pensa che le stesse persone che controllano le Corporation hanno
il potere mediatico di manipolare le informazioni. Di sicuro, queste
persone approfittano di questi fatti per criminalizzare gli indigeni
attraverso i media occidentali. Quello che colpisce è che mentre di
solito i giornalisti dei telegiornali corredano le notizie con
interviste alla gente comune oppure alle autorità locali, quando si
tratta dell’Africa non intervistano nessuno e si limitano a far vedere
immagini di repertorio. Ciò avviene principalmente per non far capire
qual è la vera situazione del paese. I media occidentali sono indotti
a comportarsi come se il popolo africano non esistesse, e come se non
vi fosse alcun governo locale. Il dramma è che davvero non esiste
alcun vero governo (solo governi fantoccio), e che la vita degli
africani viene considerata priva di valore.
Quasi tutti i sequestri si sono sempre risolti col rilascio degli
ostaggi. Soltanto ad agosto e a novembre persero la vita un ostaggio
nigeriano e un ostaggio britannico, durante non meglio precisati blitz
delle forze governative. Oltre ai rapimenti vengono attuati anche
attacchi alle stazioni petrolifere e sabotaggi. La Ndpvf è fra i
movimenti più forti che lottano contro lo strapotere delle
Corporation, e riunisce moltissimi giovani.
Occorre essere prudenti nel valutare i gruppi della Resistenza, e
considerare che in tutto il Terzo Mondo vengono creati dalle stesse
Corporation falsi movimenti di resistenza, per terrorizzare la
popolazione e screditare ogni lotta indigena.
Anche il governo nigeriano utilizza diversi metodi per indebolire la
popolazione e costringerla a rassegnarsi all’ingiustizia e alla
povertà. Il 19 giugno del 2003, si verificò un incidente terribile che
provocò la morte di oltre 400 persone, nello stato di Abia (Nigeria
meridionale). Il governatore della regione disse: “Questo non è un
disastro. Questo è un caso di persone che stavano derubando il
governo. E’ terribile che esseri umani ne siano coinvolti… gente
spinta dalla povertà. Ho avvertito i leaders tradizionali di questa
regione di mettere in guardia [la popolazione]. Ma certo non si può
biasimare gente affamata – possano le loro anime riposare in pace”.
Colpisce la frase “stavano derubando il governo”, e l’ammissione che
la popolazione vive in estrema povertà. I governi corrotti hanno la
caratteristica di considerare il potere di governo come un’entità
esterna al popolo, che tutto possiede e che tutto può gestire come vuole.
Quel giorno era accaduto che alcuni nigeriani, spinti dalla
disperazione, avevano sottratto petrolio. In base alle testimonianze,
alcune centinaia di persone stavano sottraendo carburante da un
oleodotto che perdeva, all’improvviso, non si sa come, una scintilla
ha provocato l’incendio. Il dubbio è che la falla sia stata aperta
volontariamente. Diversi giorni prima, Innocent Ugoagha, un membro
della tribù Amaokwe, aveva avvertito i responsabili del Consiglio di
governo locale dell’esistenza della falla nell’oleodotto. Dopo il
terribile incidente, il governo si è limitato ad istituire l’ennesimo
corpo militare per arrestare chiunque fosse trovato con taniche di
benzina. Secondo l’organizzazione Environmental Rights Action (Era),
si tratta di tecniche per criminalizzare la popolazione: “Il disastro
di Amaokwe si poteva evitare, invece le autorità di limitano a parlare
di sabotaggio: criminalizzare la popolazione è una comoda scusa”.[1]
Oltre all’Agip, in Nigeria operano anche la Total, la Shell, la
Exxon-Mobil, la Chevron-Texaco e la Statoil. Nessuna di queste
Corporation, per quanto si sappia, è disposta a trattare con i
nigeriani per migliorare la situazione di estrema iniquità.
Preferiscono continuare ad utilizzare il terrorismo per impaurire la
popolazione. Queste Corporation, hanno prodotto gravi scompensi
nell’ambiente, spezzando irreversibilmente l’equilibrio
dell’ecosistema, e mettendo in serio pericolo la sopravvivenza di
molte tribù indigene. Tutte utilizzano in maniera strumentale la paura
e l’insicurezza dei popoli africani, che sono un triste retaggio di
epoca coloniale. Come spiega il premio Nobel nigeriano Wole Soyinka:
“Esistono vere cause di paura… ma esiste anche una manipolazione della
paura per promuovere azioni anche illegali, per persuadere la gente,
limitarne le libertà, facendo del timore una parte integrante della
vita conscia e inconscia. È un nemico occulto, la paura, un
quasi-Stato, che non riconosce leggi e responsabilità”.
Riscossa Rossa
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Friends of Africa
(FoA)
presents…
A Tribute to the late Chima Ubani
17 March 2007 – 2pm to 5pm.
Venue, Room G50, School of Oriental & African Studies (SOAS), Thornhaugh Street , London WC1
Join us on Saturday 17 March as we celebrate Chima’s life.
At the time of his death Chima was the Executive Director of the Civil Liberties Organisation (CLO) where he worked for 15 years. A committed human rights activist, Chima was remarkable for his unwavering dedication to social justice for ordinary Nigerians. Since his university days, Chima has been actively involved in shaping political events in Nigeria . He held a number of key positions: general secretary, Campaign for Democracy (CD), 1992 – 1994, joint secretary, United Action for Democracy (UAD), 1997 – 1998, general secretary, Democratic Alternative (DA), 1994 – 2001. He will long be remembered as a skilled and effective mass organiser and strategist.
He co-ordinated a trip of a representative from the African Liberation Support Campaign (ALISC) based in London to Nigeria in 1994. His last few months were taken up with coordinating the response to another increase in the price of petrol introduced by the federal government. Plans included the organisation of 16 rallies across Nigeria . Chima was killed in a car crash on the way back from a rally in Maiduguri on 21 September 2005. His untimely death is a terrible loss for his family and a huge blow to the movement in Nigeria .
Remember Chima
Programme
Guest speakers:
Dr Raufu Mustapha: Queen Elizabeth House, Oxford University , talks about Chima and the context of his political intervention in Nigerian politics
Dr Paul Okojie: Manchester Metropolitan University , School of Law , talks about The Challenges for Nigeria
Dapo Awosokanre: Formerly of the Civil Liberties Organisation, Nigeria (CLO)
“Chima in pictures”: A slideshow of photographs of Chima at work and with his family.
“Chima speaks”: Film footage of Chima in Nigeria
Dike Chukwumerije: A Poem for Chima
A time to remember: Messages from Chima’s friends, colleagues and comrades
FURTHER INFORMATION : friendsofafrica_ soas@yahoo.co.uk or 079 844 05 307
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